Dove le rivoluzioni amministrative si fanno in silenzio, possibilmente di sabato sera, e senza disturbare nessuno. Men che meno i cittadini, che saranno certamente felici dell’apertura delle due piazzette (annunciate il 4 luglio, dopo l’entrata in vigore della TARIP e prima dell’annuncio delle bollette digitali).
Ma procediamo con ordine.
Il 1° luglio è entrata in vigore la TARIP, la nuova tariffa puntuale per i rifiuti. Un sistema che, in teoria, dovrebbe far pagare in base a quanto si produce.
Peccato per un dettaglio: nessuno lo sapeva e continua a regnare la confusione. Perché, essendo una parte della bolletta legata agli svuotamenti del mastello dell’indifferenziato, il conguaglio – e quindi la sorpresa – arriverà a fine anno. A meno che il cittadino non tenga un diario preciso di tutti i venerdì in cui ha svuotato il mastello grigio.
E chi non ha ancora ricevuto il mastello nuovo? Chi si è trasferito da poco?
Nessuna lettera. Nessun volantino. Nessuna assemblea. Nessuna comunicazione degna di questo nome fino all’annuncio, a giochi fatti, dell’entrata in vigore delle nuove tariffe.
La perla è poi arrivata dieci giorni dopo, l’11 luglio, quando il Comune si è finalmente degnato di annunciare che da quest’anno le bollette non arriveranno più a casa. Saranno solo digitali.
Geniale.
Due cambiamenti epocali – nuova tariffa + addio alla bolletta cartacea – senza nemmeno uno straccio di campagna informativa.
E i cittadini si chiedono:
"Non ho il computer, non ho SPID e non ho tempo. Ma evidentemente ho troppe pretese."
"L’ho scoperto da un post su Facebook condiviso da mio nipote, ma non ho capito cosa devo fare."
"È vero che il futuro dei nostri figli deve fare i conti con le nuove tecnologie... ma i colpi ad effetto così repentini meritano almeno una riflessione! Le novità importanti si costruiscono con gradualità, informazione e condivisione!"
"Spero sia uno scherzo. Se vuoi che paghi la bolletta, me la devi far arrivare."
"Per molti sarà impossibile pagare in digitale... E se non veniamo ascoltati, c’è solo un modo per protestare: non si paga se non arriva il cartaceo!"
"Ho uno zio che vive solo, ha una casa grande. Paga una marea di soldi… e non c’è proporzione con i rifiuti prodotti."
"Secondo i miei calcoli, dovremmo pagare 233,69 euro in sei mesi: molto più di quanto si pagava prima. E non c’è stata alcuna spiegazione su come vengono calcolate le nuove tariffe."
E quindi? Innovazione o improvvisazione?
Intendiamoci: digitalizzare ha senso, passare a un sistema più equo anche.
Ma farlo all’improvviso, senza avvisare nessuno, senza spiegare come accedere ai documenti, senza offrire alternative, è come dire ai cittadini:
"La porta è aperta. Se non trovate l’ingresso, è colpa vostra."
E infatti:
Nessuna comunicazione preventiva.
Nessuna fase di transizione.
Nessuna assistenza reale.
Nessuna idea di cosa significhi inclusione digitale.
Chi non ha dimestichezza con la tecnologia? Si arrangi.
Chi non ha SPID? Pazienza.
Chi da vent’anni riceve la bolletta cartacea e non segue i canali social del Comune? Sorpresa: quest’anno devi intuire tutto da solo.
Sarebbe bastato:
Inviare una lettera informativa cartacea per tempo, e molto prima dell’ introduzione delle nuove tariffe e delle nuove regole.
Aprire uno sportello di supporto, anche temporaneo.
Fare una campagna informativa seria, con locandine, incontri, spiegazioni.
Altro che trasparenza: qui si gioca a nascondino con le informazioni, e a perdere sono sempre i cittadini.
E mentre Sinnai continua a essere sporca, i cittadini si ritrovano con:
Una nuova tariffa imposta senza spiegazioni.
Bollette digitali annunciate all’ultimo momento.
Un Comune che scarica la responsabilità su chi “non si è informato abbastanza.”
Questa non è digitalizzazione. È pressapochismo in formato elettronico.
E mentre si parla di “innovazione” e “servizi al cittadino,” i cittadini si trovano soli, disorientati, tagliati fuori. Senza bolletta. Senza informazioni semplici e chiare. Ma con un’unica certezza: pagare sarà più complicato e più oneroso di prima.
A Sinnai la magia della comunicazione funziona a meraviglia.
Basta poco: due piazzette – finora chiuse, inutilizzabili, dimenticate – vengono finalmente aperte al pubblico.
Un gesto minimo, di ordinaria amministrazione, trasformato in grande evento grazie a un video promozionale: inquadrature studiate per non mostrare il manto giallo al posto del verde, musica ispirazionale, panchine ripulite, messaggi rassicuranti.
Peccato che sia tutto perfettamente calcolato.
Sì, perché l’apertura delle due piazzette cade – casualmente? – proprio nella settimana in cui i cittadini vengono informati delle nuove tariffe TARIP: la famigerata tariffa puntuale sui rifiuti, con aumenti significativi, criteri opachi e zero comunicazione preventiva.
Nessun incontro pubblico.
Nessuna vera campagna informativa.
Nessuna lettera ai cittadini con spiegazioni chiare, esempi pratici, tabelle di calcolo. Nulla.
Le famiglie che producono meno rifiuti? Penalizzate.
I piccoli esercenti? Confusi e colpiti.
Gli anziani? Disorientati.
Ma il mantra del Comune è sempre lo stesso: “È giusto così. È per l’ambiente.”
Peccato che, nel frattempo, il paese sia sporco, i cestini trabocchino, le strade siano trascurate, e il tanto sbandierato “decoro urbano” resti un miraggio più che una realtà.
E il rimboschimento? Quello finanziato con fondi PNRR?
Dopo mesi di silenzio – e solo in seguito alle nostre segnalazioni – sono comparse alcune piantine. Che però, oggi, si stanno seccando. E insieme a loro anche la pazienza dei cittadini.
Nessuna cura. Nessun monitoraggio. Nessuna trasparenza su costi, varianti, cronoprogramma.
Chi dovrebbe vigilare, tace.
Chi fa domande, viene ostacolato.
E le promesse di riboschimento si seccano sul campo, insieme alle piante mai curate. Un’altra occasione persa. L’ennesima.
Ma torniamo alla quotidianità, quella vera. Quella che ogni cittadino può constatare camminando per Sinnai:
Strade sporche.
Marciapiedi dissestati.
Cestini rari e stracolmi (peraltro non adatti alla raccolta differenziata – proprio quella che dovrebbe giustificare la TARIP).
Segnaletica orizzontale e verticale insufficiente o inesistente, a seconda delle zone.
Manutenzione ordinaria? Una parola scomparsa dal vocabolario amministrativo.
E allora che si fa?
Si punta tutto su due piazzette, lucidate a festa, per costruire la narrazione che serve:
“Guardate quanto siamo bravi, abbiamo aperto due piazzette!”
È un trucco vecchio come il potere: quando i problemi aumentano, si offrono simboli. Si costruisce un’immagine, si confeziona un video, si cambia discorso.
E mentre i cittadini si interrogano sulle tariffe TARIP, sui progetti falliti, sull’incuria urbana e sull’assenza di visione, ecco arrivare la risposta studiata a tavolino: un’inquadratura di un oleandro fiorito, qualche gioco per bambini, un po’ di verde tra il giallo. Sì, perché il giallo resta il colore predominante.
Ma davvero pensano che bastino due piazzette per nascondere il disagio crescente?
È tutto calcolato?
È questa la visione politica per Sinnai?
Investire più nella comunicazione dell’ordinario che nella gestione dell’essenziale?
Annunciare con enfasi l’apertura di due piazzette mentre le bollette aumentano, le strade si degradano, il verde pubblico marcisce e i fondi pubblici evaporano?
Due piazzette non bastano.
Non bastano a coprire i silenzi.
Non bastano a cancellare le promesse non mantenute.
Non bastano a nascondere il malessere di una comunità che inizia a vedere, a capire, a farsi domande.
Perché a Sinnai, ormai, si preferisce l’apparenza all’efficacia, l’annuncio all’ascolto, la regia all’autenticità.
Dal 1° luglio 2025 entrerà in vigore a Sinnai la TARIP, la nuova tariffazione puntuale dei rifiuti. Un sistema che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe premiare i comportamenti virtuosi e responsabilizzare le utenze in base alla quantità effettiva di rifiuti prodotta.
Ma l’avvio a metà anno pone subito una domanda fondamentale:
Quanti svuotamenti sono inclusi nella tariffa 2025?
Il Regolamento comunale prevede 40 svuotamenti minimi all’anno per le utenze domestiche. Tuttavia, la TARIP sarà in vigore solo da luglio a dicembre 2025, quindi per metà anno.
Ci chiediamo:
Gli svuotamenti inclusi saranno proporzionati a 6 mesi (cioè 20)?
Oppure i cittadini pagheranno per 40 svuotamenti anche se potranno usufruirne solo per metà anno?
Nel Regolamento approvato non ci sono risposte chiare. Mancano:
indicazioni specifiche per il semestre 2025;
strumenti di comunicazione chiara ai cittadini su soglie, eccedenze e comportamenti virtuosi.
Questa incertezza rischia di creare confusione, iniquità e sfiducia, proprio all’avvio del nuovo sistema.
Senza chiarimenti, i rischi sono concreti:
Le famiglie potrebbero pagare per un servizio non erogato interamente.
Potrebbero superare la soglia virtuale dei 20 svuotamenti senza esserne avvisate.
La campagna informativa non è ancora partita. Quando comincerà? E come?
Chiediamo al Comune di rispondere subito a 3 domande chiave:
Quanti svuotamenti sono inclusi nella quota variabile 2025?
Come verranno gestiti e comunicati ai cittadini gli eventuali svuotamenti eccedenti rispetto alla soglia inclusa?
Quando e con quali strumenti i cittadini potranno vedere i propri dati di conferimento?
Con la TARIP, la parte variabile della bolletta si baserà sul secco residuo non riciclabile. Il principio è corretto: chi inquina di più, paga di più. Ma nella pratica, ci sono criticità:
Le frazioni riciclabili (plastica, carta, vetro, umido) non vengono valorizzate nel calcolo. Questo potrebbe portare a comportamenti scorretti:
inserire rifiuti sbagliati nel multimateriale per ridurre il secco;
abbandonare rifiuti o eludere il sistema.
Famiglie numerose, con neonati, disabili o malati producono più secco per ragioni oggettive. Ma non sono previsti correttivi sociali, salvo un’unica eccezione: nuclei familiari con almeno un componente portatore di handicap con invalidità certificata uguale o superiore all’80% e con Isee del nucleo familiare non superiore a € 9.530,00.
I cittadini non sanno:
quanto pagheranno in bolletta;
se ci sono premi o penalità legati ai loro comportamenti.
Chi si impegna a differenziare non ha modo di capire se e quanto risparmia.
Per rendere la TARIP davvero equa, proponiamo:
Una pagina personale per ogni utenza, accessibile da app o sito web, che mostri:
quantità mensile del secco;
costo stimato;
storico dei conferimenti.
Introduzione di indicatori qualitativi, per premiare la qualità della raccolta e la riduzione dei rifiuti.
Pubblicazione periodica di dati aggregati, come:
media del secco prodotto per tipologia di utenza;
percentuali di utenti sopra soglia;
distribuzione dei costi in base al peso.
C’è poi la questione degli incentivi ambientali. Dove vanno a finire?
Il Comune potrà ottenere fondi e premi se migliora la raccolta differenziata. Ma i cittadini si chiederanno: noi cosa riceviamo in cambio?
Chiediamo che l’Ente:
renda pubblici gli importi ottenuti;
spieghi come verranno usati, ad esempio per:
migliorare i servizi;
potenziare gli impianti di riciclo;
educare alla sostenibilità;
premiare gli utenti virtuosi con sconti o bonus.
Rimangono anche dubbi tecnici e gestionali:
Sistemi di rilevatura: quanto sono precisi? Sono previsti controlli?
Diritto di contestazione: il cittadino può contestare pesi errati? Ad oggi non è chiaro.
Costi del sistema: tecnologie, software e RFID sono stati rendicontati? O finiranno tutti in bolletta?
Comportamenti scorretti: il rischio di abbandoni o trucchi è reale. Servono:
campagne educative,
progetti scolastici,
iniziative pubbliche per ridurre i rifiuti alla fonte.
Trasparenza normativa: mancano riferimenti chiari alle delibere ARERA. I dati fondamentali (PEF, soglie, costi al kg) non sono accessibili. E non c’è stata alcuna partecipazione pubblica nella progettazione del sistema.
La TARIP può essere un cambiamento positivo. Ma perché funzioni e sia accettata, servono:
Chiarezza subito sulla fase transitoria del 2025;
Trasparenza e strumenti semplici per ogni cittadino;
Un sistema che premi anche la qualità della raccolta e la responsabilità individuale.
Sinnai ha ancora l’opportunità di rivedere le scelte fatte e dimostrare che è possibile coniugare sostenibilità, giustizia sociale e trasparenza.
Il sottoscritto, Aldo Lobina, consigliere comunale del gruppo Sinnai Libera, chiede di intervenire con una comunicazione urgente in merito al comunicato diffuso in data 14 giugno 2025 dalla coalizione di maggioranza Un’Altra Sinnai, nel quale si sostiene una presunta “difesa” della Sindaca da continui attacchi — definiti vili, personali e ingiustificati — che si sarebbero verificati “da 11 mesi”, anche durante le sedute del Consiglio Comunale.
Nel comunicato si cita una frase, ironicamente formulata da un cittadino e pubblicata sulla nostra pagina Facebook, che viene attribuita in modo scorretto e diffamatorio al sottoscritto. Da questa forzatura prende forma una narrazione vittimistica e distorsiva, volta a dipingere l’opposizione come portatrice di “odio” e sistematicamente responsabile di comportamenti aggressivi, dentro e fuori dall’Aula.
Una simile affermazione è gravissima, perché:
accusa in modo generico e indiscriminato l’intera opposizione di tenere da quasi un anno una condotta lesiva della dignità dell’Istituzione;
confonde il dissenso politico con l’attacco personale, riducendo il confronto democratico a pretesto per delegittimare le voci critiche;
lede la mia reputazione personale e politica, attribuendomi comportamenti “carichi di insulti” mai verificatisi, mai verbalizzati, né tantomeno sanzionati;
sovrappone arbitrariamente il ruolo istituzionale alla sfera personale, con l’intento di censurare il confronto politico.
Il comunicato dichiara:
“Da 11 mesi (...) siamo costretti ad assistere a interventi carichi di insulti, insinuazioni e attacchi personali rivolti alla Sindaca, alla Giunta e ai consiglieri di maggioranza, del tutto indecorosi (...) per la maggior parte riguardanti fatti personali per nulla inerenti con l’attività politica e amministrativa.”
Un’accusa pomposa e generica, priva di qualsiasi riferimento concreto. Dove sono le prove? Dove i verbali, le registrazioni, le dichiarazioni ufficiali che confermerebbero questa versione dei fatti?
Vorrei sapere:
È forse un attacco personale chiedere copia delle bolle di trasporto dell’acqua per i siti della riforestazione?
È “odio” presentare mozioni sul verde pubblico o proporre sopralluoghi per verificare la pulizia delle strade?
È “violenza verbale” analizzare criticamente la documentazione sul progetto dei parcheggi a Solanas?
È “denigrazione” chiedere trasparenza sull’operato della partecipata Polisolidale, affinché siano rispettate le regole e i diritti delle persone più fragili?
Non si combattono le idee con altre idee, ma si tenta di criminalizzare il lavoro consiliare, screditando chi fa opposizione in modo documentato e propositivo. Ci si chiede: è questa una strategia per distogliere l’attenzione dai problemi reali, perché non si è in grado — o non si vuole — rispondere con chiarezza e nel merito?
Chiedo, anzi esigo, che si indichi con esattezza ai cittadini — nero su bianco — quali parole o atteggiamenti sarebbero stati usati dal sottoscritto per offendere, denigrare o incitare all’odio. Fino a prova contraria, ogni mia iniziativa politica è stata pubblica, trasparente e fondata su elementi oggettivi, accessibili a tutti attraverso i nostri canali ufficiali.
Anche sulla frase contestata — “Perché dal Bastione non si lancia.” — (che peraltro si conclude con un punto fermo, e non un punto interrogativo) è doveroso fare chiarezza. Non c’è nulla di vile, personale o violento in quell’espressione. Si tratta di un’ironia amara, che critica una scelta comunicativa pubblica, non una persona. Il verbo “lanciare” è usato in senso metaforico — come “presentare”, “promuovere” — e non certo in modo fisico o minaccioso. Il Bastione, in questo contesto, diventa simbolo di un palcoscenico istituzionale.
Chi ha voluto interpretarla in modo letterale (peraltro attribuendole una punteggiatura, e quindi un’intonazione, non sua) ha forzato il senso del commento. Si tratta di una critica sarcastica verso la decisione di presentare una figura istituzionale in un ruolo — quello di esperta geopolitica — ritenuto inadeguato dall’autore del commento. Il “lanciare” è un’immagine paradossale, non un’aggressione.
Se questa ironia viene etichettata come odio, allora davvero si è perso il senso della distinzione tra critica e violenza. Chi finge di non capirlo non pecca di sensibilità, ma di disonestà intellettuale.
Se la critica politica viene equiparata all’odio, allora dovremmo:
bandire la satira,
vietare l’ironia,
condannare ogni forma di dissenso non allineata.
E questo è pericoloso.
La libertà di espressione — anche nei lavori consiliari — include il diritto a dissentire, a denunciare storture, a usare toni fermi o paradossali. Nessuno ha mai usato espressioni incitanti alla violenza.
È piuttosto il continuo abuso del termine “odio” nel comunicato della coalizione di maggioranza a banalizzarne il significato, ridicolizzando chi davvero, nella nostra società, subisce minacce e discriminazioni.
Siamo di fronte non a una legittima difesa istituzionale, ma a un tentativo deliberato di delegittimare l’opposizione e creare un clima di intimidazione politica.
Per questo motivo, chiedo che il Consiglio Comunale prenda atto della gravità politica e istituzionale di quanto accaduto e apra un confronto serio e pubblico sulle regole del rispetto reciproco, sulla correttezza della comunicazione politica e sui confini invalicabili tra tutela della persona e censura del dissenso democratico.
Per quanto mi riguarda, continuerò a svolgere il mio ruolo con rispetto verso le istituzioni, ma con libertà, autonomia e spirito critico, nel pieno rispetto del mandato ricevuto dai cittadini.
A loro rispondo. Non al potere.
Distinti saluti, Aldo Lobina Consigliere Comunale – Sinnai Libera
L’11 giugno il Comune di Sinnai, dal suo sito istituzionale, ha lanciato un appello ai cittadini sull’importanza di tenere puliti i propri terreni: tagliare le erbacce, potare le siepi, rimuovere rifiuti, foglie e ramaglie, specialmente se i lotti confinano con strade o marciapiedi, pena l'applicazione di una sanzione amministrativa pari a €250.00 oltre all'obbligo di ripulitura delle aree interessate. Giustissimo. Ci uniamo volentieri all’appello, perché la cura del territorio è una responsabilità condivisa.
Ma a questo punto una domanda è inevitabile: le stesse regole valgono anche per il Comune?
Basta guardarsi intorno: in tante zone di Sinnai, marciapiedi, piazze e strade sono spesso sporchi e invasi da foglie, ramaglie e frutti caduti dagli alberi piantati sul suolo pubblico. Chi deve intervenire in questi casi? Chi si occupa della pulizia costante di queste aree quando lo sporco proviene da piante comunali? E quando la vegetazione invade i percorsi pedonali per esempio, rendendoli pericolosi o inaccessibili, chi ne risponde?
Chi sanziona l’Ente quando non rispetta le stesse regole che impone ai cittadini?
Invitare la popolazione al rispetto dell’ambiente è doveroso. Ma non può esserci un doppio standard: se si chiede senso civico ai cittadini, l’amministrazione deve essere la prima a dimostrarlo, con fatti concreti, ogni giorno.
Insomma, bene le raccomandazioni, ma serve più coerenza. Perché il rispetto dell’ambiente e del decoro urbano non può valere solo a metà. Deve valere per tutti — soprattutto per chi ha il compito di dare l’esempio.
Con stupore leggiamo che una frase ironica pubblicata da un cittadino sulla nostra pagina — “perché dal Bastione non si lancia” — venga oggi presentata come prova regina di un presunto attacco “vile e personale” alla Sindaca. A partire da questo pretesto, si è costruita una narrazione distorta e grave, che tenta di trasformare il legittimo dissenso politico in “odio”. Un’operazione tanto goffa quanto preoccupante, a danni del nostro Consigliere, Aldo Lobina.
Sinnai Libera respinge con decisione queste accuse. La nostra pagina, il nostro sito e il nostro gruppo consiliare non hanno mai praticato attacchi personali, né alimentato insulti o violenza verbale. Se ci viene rimproverata l’ironia, la schiettezza e la durezza della critica politica, allora è bene chiarire: non arretreremo di un passo.
Siamo un gruppo civico libero. Non abbiamo referenti da proteggere, ma una comunità da servire. E lo facciamo con gli strumenti della parola, del confronto e, quando serve, anche della satira — che è parte del patrimonio democratico, non della sua degenerazione.
I comunicati che oggi si moltiplicano in difesa della Sindaca non sono uno scudo contro l’odio (che non c’è mai stato), ma un tentativo di silenziare l’opposizione. L’abuso del termine “odio” ha un solo effetto: ridicolizzare chi davvero ne è vittima nella società e screditare chi — come noi — pone domande scomode e solleva problemi veri.
Se davvero si vuole ristabilire un clima di confronto civile, si cominci col rispondere nel merito alle critiche:
Perché sistematicamente si sviano o si eludono i quesiti dell’opposizione durante i Consigli Comunali?
Perché si preferisce denunciare lo “stile” con cui si esprime il dissenso, invece di confrontarsi sui contenuti?
Basta visitare il sito di Sinnai Libera (www.sinnailibera.it) per leggere, dati alla mano, di cosa stiamo parlando. Potete anche ascoltare le repliche delle sedute di Consiglio per constatare che siamo sempre rimasti nel perimetro del merito e dei fatti.
Noi continueremo a fare il nostro dovere. Con rispetto, sì. Ma anche con fermezza, autonomia e spirito critico. Perché la storia, l’impegno civico, la cultura democratica e la buona amministrazione non si difendono col vittimismo, ma con la competenza, il rigore e l’onestà del confronto.
A proposito del progetto di riforestazione e di ciò che è stato “permesso” mostrare e argomentare nell’ultima seduta del Consiglio comunale, non possiamo tacere il nostro profondo disappunto per il trattamento riservato al consigliere Lobina.
È accettabile che, su un tema così rilevante per il futuro del nostro territorio, si imponga un rigido limite di 20 minuti per intervento? È ammissibile che, nonostante la presenza di materiale tecnico, documentale, fotografico e video accuratamente preparato, non venga concessa alcuna flessibilità? È questa la trasparenza che l’amministrazione garantisce ai cittadini?
Passiamo ai fatti.
Alle 17:59 il presidente del consiglio ha introdotto il punto sul rimboschimento finanziato dal PNRR, annunciando che la relazione sarebbe stata a cura del consigliere Lobina. Tuttavia, tra problemi tecnici (il pubblico da casa non vedeva le immagini in tempo reale), interruzioni continue e la richiesta — ritenuta “necessaria” — di una liberatoria per mostrare foto e video, la presentazione è stata ostacolata sin dall’inizio.
Il consigliere ha chiesto che si tenesse conto delle interruzioni, ottenendo solo due minuti aggiuntivi, non consecutivi. Il risultato? Meno di 20 minuti effettivi, solo 13 slide su 22 mostrate, nessun video proiettato, molte immagini escluse. Tutto è documentato dalla registrazione.
Riguardo alla “liberatoria”, il consigliere Lobina l’ha firmata senza obiezioni, ma è stato il primo a cui sia mai stata richiesta. In passato, videoproiezioni sono state utilizzate da funzionari comunali e dalla stessa sindaca, ad esempio durante il consiglio aperto sull’eolico. Lobina ha presentato un accesso agli atti per sapere se, in quelle occasioni, fosse stata richiesta una liberatoria. Ma la risposta — guarda caso — non è ancora arrivata.
Che la censura amministrativa passi anche da qui? Oltre all’ostruzionismo e alle risposte mancate, ora si analizzano i file digitali per verificarne la compatibilità e la “presenza di virus”. Ma il virus più subdolo non sarà quello che si annida proprio in via Quartu, chiamato censura?
Anche il consigliere Loi, a cui è stata chiesta la stessa liberatoria (rifiutata), ha rinunciato all’intervento. Ne è seguito un dibattito sulla privacy e sul trattamento dei dati, durato ben 22 minuti — più del tempo concesso a Lobina per illustrare dati e documenti. Un tema importante, certamente. Ma quei minuti avrebbero potuto essere dedicati al merito del progetto, se solo si fosse accettata una semplice dichiarazione verbale di assunzione di responsabilità da parte dei consiglieri. Non è andata così.
Alle 18:44 ha preso la parola l’assessora Concas, dichiarando più volte di non disporre di dati poiché il progetto risale alla precedente amministrazione. Ma gli uffici comunali non cambiano con le giunte. Dove sono finiti i dati?
Se la documentazione non è reperibile, è lecito chiedersi se si tratti di disorganizzazione, negligenza o qualcosa di più grave. Perdere informazioni fondamentali su un progetto ancora in corso (la manutenzione è prevista per 5 anni, e ne restano 4) mina la continuità amministrativa e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Quando gli è stato finalmente permesso di intervenire di nuovo, il consigliere Lobina ha rilanciato la proposta di effettuare sopralluoghi nei siti per verificare direttamente quanto è stato realmente fatto. L’assessora ha parlato di una “scelta miope” delle specie piantate. Ma proprio per evitare scelte miopi erano stati ingaggiati agronomi. È legittimo chiedersi:
Come sono state selezionate le specie da piantumare?
Quante piante sono state acquistate? Dove sono le bolle di acquisto, trasporto e consegna?
Quanta acqua è stata utilizzata? Dove sono le prove delle irrigazioni?
Dove sono le evidenze degli sfalci realizzati?
Il consigliere Loi ha descritto un degrado evidente. Il consigliere Zucca ha ricordato che le linee guida regionali del 2006 sull’irrigazione nei progetti di rimboschimento sono pubbliche e dettagliate. Gli uffici le conoscono? A giudicare dai risultati, sorgono forti dubbi.
Poiché non è stato possibile mostrare tutto il materiale predisposto, lo renderemo disponibile su questa piattaforma appena possibile: affinché ogni cittadino possa farsi un’opinione autonoma e — se lo riterrà opportuno — chiedere conto a un’amministrazione che, di fatto, è quasi la stessa della precedente. Ci sarà stato un movimento di pedine, certo, ma le pedine sono in gran parte le stesse.
La domanda è politica: dove vogliamo arrivare?
Noi vogliamo garantire il successo del progetto di riforestazione. E per farlo occorre intervenire subito sugli errori già commessi, prima che sia troppo tardi.
Perché se si continua a premiare l’impresa esecutrice, nonostante risultati insoddisfacenti, possiamo davvero parlare di uso efficiente dei fondi pubblici?
Il consigliere Lobina, concludendo, ha dichiarato:
“Vorrei tornare sull’affermazione della sindaca, secondo cui oltre il 50% della piantumazione prevista avrebbe avuto successo. Con il dovuto rispetto, esprimo forti riserve, in assenza di dati ufficiali che confermino tale affermazione. Invito tutti a visitare il sito di Santu Bartzolu, il più esteso tra quelli coinvolti: l’osservazione diretta è scoraggiante. Non sono un agronomo, e proprio per questo ritengo indispensabile che venga fatta piena chiarezza.”
Il nostro gruppo consiliare insiste nel richiedere:
Le bolle di acquisto e trasporto delle piante per gli anni 2023, 2024 e 2025.
Le bolle di acquisto dell’acqua utilizzata per l’irrigazione dall’inizio del progetto fino ad oggi.
I dati sul numero effettivo di piante piantumate e sopravvissute, suddivisi per sito.
La documentazione sulle irrigazioni effettuate in ognuno dei quattro siti.
Le prove degli sfalci realizzati.
In nome della trasparenza e della buona amministrazione, chiediamo che la Prima Commissione di Controllo e Garanzia effettui quanto prima sopralluoghi nei quattro siti, anche alla presenza dell’Assessore al Verde.
Solo così il Consiglio potrà svolgere appieno la propria funzione: tutelare l’ambiente, garantire la veridicità dei dati e vigilare sulla corretta gestione delle risorse pubbliche.
Pubblichiamo l'intervento del capogruppo di Sinnai Libera sulla governance della Fondazione Polisolidale.
Aldo Lobina ha parlato in sintonia con le ragioni che hanno spinto i consiglieri comunali di Maracalagonis ad approvare una mozione di indirizzo alla sindaca del loro Comune, riguardante le criticità rilevate nel governo della Fondazione e le proposte per superarle, osservazioni tutte contenute nella relazione della Dottoressa Chessa, Segretaria dello stesso Comune. La maggioranza di Barbara Pusceddu ha votato diversamente da Maracalagonis, ha respinto la mozione, dando ragione ai due campioni della giostra politica, Demontis, che ha identificato La Fondazione col suo direttore generale e viceversa (sic!) e la Consigliera Uda che si è prodotta in considerazioni distanti dalle norme, citate,, anzi scritte e interpretate secondo fantasia di parte.
Vogliamo scusarci a nome dei cittadini di Sinnai più equilibrati per le considerazioni poco rispettose della professionalità della Dottoressa Chessa e per il giudizio supponente nei confronti dei colleghi consiglieri di Mara, ai quali va tutta la nostra stima e il nostro rispetto.
Gli amici di Sinnai Libera
Ecco l'intervento del consigliere Aldo Lobina:
"La governance della Fondazione Polisolidale è stata oggetto in questi mesi di un notevole interesse politico.
Voglio ricordare a chi non lo sapesse o l’avesse dimenticato che già nella precedente consigliatura i due rappresentanti di Sinnai Libera, Saverio Melis e il sottoscritto, avevano posto la questione.
Mai fu aperto un vero e proprio dibattito pubblico sull’argomento. Ci fu soltanto una corrispondenza tra i consiglieri di Sinnai Libera e la Segretaria, che veniva coinvolta anche per il suo ruolo di responsabile dell’anticorruzione del Comune di Sinnai,non della Polisolidale, il cui responsabile (udite -udite) è lo stesso direttore generale, che ricopre anche l'incarico di presidente del Consiglio di gestione (una specie di trinità post literam n.d.r.).
Per la cronaca la stessa segretaria, Dott.ssa Pioppo, ritenne, giustamente, che le censure mosse nel 2023 dai due consiglieri del gruppo di Sinnai Libera, Aldo Lobina e Saverio Melis, fossero di una gravità tale da incidere sul prestigio e sulla credibilità dell'Amministrazione, e fece una relazione, che inditizzò alla Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari. Una relazione appunto sulla segnalazione di due consiglieri, pervenuta al Comune in data 20 Ottobre 2023.Poi quei consiglieri vennero sentiti, circa un anno fa, dalla Procura della Repubblica in una caserma della Guardia di Finanza, come persone informate dei fatti in un procedimento penale aperto.
Non arrivarono risposte dai sindaci dei tre comuni, nonostante le segnalazioni inviate sempre dai due consiglieri, che agivano per vie politiche. Ma veniamo ai tempi nostri!
Nel Consiglio Comunale di Maracalagonis del 12 Maggio la sindaca Francesca Fadda fa riferimento, citandomi, ad attività del sottoscritto, che in un certo senso si è interessato per primo del problema statutario della Polisolidale. La voglio ringraziare per questo da questi banchi, ma debbo ribadire che per il vero neanche la stessa sindaca battè un colpo alla ricezione della lettera in cui rendevamo pubblico il problema molto prima di un anno fa.
Debbo anche spezzare una lancia a favore del Consigliere di Maracalagonis, che ha preso a cuore la questione, la ha studiata, ha saputo coinvolgere fattivamente il supporto tecnico comunale di Maracalagonis, la segretaria comunale Maria Lucia Chessa, ma anche l’intero Consiglio Comunale del suo Comune, riuscendo a fare approvare con una sola astensione la mozione che i sette consiglieri di minoranza, ricalcandola, propongono ora al loro Consiglio. La qualità di ente di Partecipazione della Fondazione Polisolidale, che coinvolge i tre Comuni di Sinnai, Maracalagonis e Burcei ci obbliga infatti a passaggi comuni della parte pubblica, cui spetta l’onere dell’indirizzo politico.
Il quale indirizzo, che si esprime attraverso l’istituto appunto del Consiglio di indirizzo, presieduto pro tempore dalla nostra sindaca, dovrebbe interpretare le volontà dei rispettivi consigli comunali, adiuvati dagli esperti, i segretari comunali.
La dottoressa Chessa, con la sua relazione prot.6632 del 7 Aprile 2025 ha espresso un parere assolutamente prezioso, sposato anche dalla nostra segretaria Dott.ssa Lucia Pioppo e dalla segretaria del Comune di Burcei. Dott.ssa Chiara Pellino.
La relazione indica la necessità di un processo di riforma dell’ente partecipato, attraverso l’adeguamento dello statuto alle norme previste dal Decreto legislativo del 19 Agosto 2016, n.175, alla Legge 6 Novembre 2012 n.190 e ai relativi decreti attuativi.
Con la disponibilità manifestata di piena collaborazione anche la nostra commissione dedicata, e cioè il nostro Consiglio Comunale, potrà lavorare per arrivare in tempi brevi al risultato, che proposta odierna vuole cogliere.
Questa proposta di deliberazione si basa sulla relazione della Segretaria Comunale di Maracalagonis citata e ne fa parte integrante anche della nostra delibera. Essa evidenzia l’esigenza di adeguare lo Statuto della Fondazione Polisolidale alle norme attuali, specialmente in materia di prevenzione della corruzione, rotazione degli incarichi e controllo da parte dei comuni soci.
E stabilisce che nelle more di tali modifiche il nostro sindaco si astenga dal votare o favorire in seno alla Fondazione Polisolidale qualsiasi atto che rinnovi cariche sociali, attribuisca nuovi incarichi dirigenziali o di revisione contabile, consolidi situazioni di potenziale conflitto di interesse, qualora tali decisioni si basino sulle disposizioni statutarie attualmente in vigore, non adeguate alla luce della relazione della Segretaria Comunale di Maracalagonis.
Si tratta di una delibera prudente e costruttiva, che è finalizzata a rafforzare la correttezza e la trasparenza della gestione della Fondazione Polisolidale. Chi interpreta diversamente lo scopo della proposta di delibera allegando crociate inesistenti contro l’Istituto e le persone che vi lavorano a vario titolo, sbaglia.
Vogliamo solo il rispetto delle regole e soprattutto nel dare un messaggio forte e chiaro anche alle nostre amministrazioni vogliamo significare che il ruolo di un Consiglio Comunale non è ancillare, di gente poco avvezza all’approfondimento delle questioni che serve solo a ratificare quello che viene deciso altrove, fuori dall’ambito pubblico propriamente detto.
Riprendiamoci il ruolo di indirizzo che ci compete, impariamo a dare indirizzi al nostro stesso sindaco, per rafforzarlo nelle sue proposte. Siamo sicuri che la Sindaca di Mara è uscita rafforzata dalla decisione del suo Consiglio, presa quasi all’unanimità. Così sarà per Maria Barbara Pusceddu, doaverepo l’approvazione di questa proposta.
Un ente pubblico come la Polisolidale va governato. Le regole, gli statuti servono a porre limiti e controlli. Non sono intralci, a meno che non si voglia soddisfare esigenze solo personali o di gruppo.
Il 22 Maggio alla relazione della Dott.ssa Chessa si è aggiunta quella del Revisore Unico dei Conti del Comune di Maracalagonis, che tra l’altro dice testualmente: “ l’attuale configurazione della governance della Fondazione, per come rappresentata nei documenti acquisiti, appare suscettibile di produrre effetti potenzialmente critici sotto il profilo dell’equilibrio economico finanziario e della trasparenza delle risorse pubbliche”. E continua:” In tale prospettiva , un intervento di aggiornamento statutario non solo si pone in linea con la normativa vigente, ma rappresenta anche un presidio funzionale alla prevenzione di disfunzioni organizzative e gestionali, in coerenza con i principi di legalità, imparzialità e buon andamento dell’amministrazione”.
Anche il Consiglio di indirizzo della Polisolidale ha ricevuto questo apporto, quindi anche la nostra sindaca. Io credo che tutti voi, colleghi consiglieri di maggioranza, l’abbiate avuto a disposizione, come elemento utile di riflessione. Anche perché tutti siamo potenzialmente complici di situazioni irregolari, quando soprattutto ci vengono segnalate da esperti di diritto amministrativo e da revisori comunali. Vi ricordo che quanto dice Cadau deve farci riflettere tutti per le conseguenze di decisioni capaci di manteneresituazioni abnormi".
Nel pomeriggio del 4 giugno, il Consiglio Comunale di Sinnai si è aperto con tre interrogazioni presentate dai consiglieri di maggioranza. Un inizio che, invece di aprire a un dibattito serio e documentato sui problemi del territorio, si è trasformato ben presto in una passerella autoreferenziale dell’amministrazione.
La prima interrogazione del consigliere Paolo Usai ha ripreso una comunicazione già svolta nella scorsa seduta: un’interpellanza sulla volontà di donare gli organi. Nulla da eccepire sull’importanza del tema, ma viene da chiedersi se il Consiglio Comunale sia il luogo per ripetere comunicazioni già fatte, senza che vi siano nuovi elementi concreti da aggiungere.
La seconda interrogazione, sempre del consigliere Usai, ha riguardato la tutela dei turisti a Solanas in vista – parole sue – dell’“imminente” inizio della stagione estiva. Imminente? Forse a Sinnai, perché nelle località vicine la stagione è cominciata da settimane. L’assessore Demontis ha risposto elencando una serie di azioni che definire "straordinarie" è generoso: apertura (non si sa quando) della farmacia San Pietro, ripulitura del giardinetto davanti alla stessa (dopo mesi di abbandono), reinserimento della guardia medica dopo dieci anni.
Nulla da dire sulla buona volontà. Ma siamo ancora nel campo dell’“ordinaria amministrazione”, che in questo Comune pare valere oro. Nessuna data certa, solo buone intenzioni e un plauso di parte. Il bando per i medici? Scaduto a maggio, ma prorogato fino al 15 settembre per dare modo ai neolaureati in medicina di... rilassarsi. Peccato che la stagione a Solanas finirà ben prima. Ma va bene così, secondo il consigliere Usai, che si dichiara “pienamente soddisfatto”. Beato lui.
La terza interrogazione (o arringa?), in teoria, avrebbe dovuto riguardare la governance della Fondazione Polisolidale. Tema importante, che era già all’ordine del giorno. Nonostante ciò, la consigliera di maggioranza Uda è intervenuta con un lungo monologo a difesa dell’operato della fondazione, citando lo statuto, il parere legale di parte e alcuni “risultati concreti” che però, guarda caso, non sono stati documentati con dati.
Non una parola su come mai i dati non siano mai stati condivisi con i consiglieri di opposizione, pur richiesti in più occasioni. Non un cenno al fatto che l’istanza ANAC sia stata parziale. E soprattutto: perché permettere un’interrogazione su un tema già iscritto all’ordine del giorno? Il Presidente del Consiglio avrebbe potuto – e dovuto – suggerire alla consigliera di ritirare l’interrogazione e intervenire durante la discussione del punto. Invece, si è concesso uno spazio a senso unico, togliendo tempo prezioso alla discussione vera.
21 minuti di gloria. E intanto i problemi restano.
Dalle 16:29 alle 16:50 il Consiglio ha assistito a una sfilata di autocelebrazioni da parte dell’amministrazione, in un clima da “missione compiuta”. Peccato che i risultati concreti stentino a vedersi. In un paese normale, si discuterebbe con dati alla mano. A Sinnai, ci si accontenta di auspici, “speranze” e “si vedrà”.
Questo atteggiamento ha rallentato il lavoro del Consiglio, che si è protratto fino alle 22, con pochissimo tempo residuo per affrontare adeguatamente temi come la forestazione e proprio la gestione della Polisolidale.
Ma su questo torneremo nei prossimi articoli. Perché se l’amministrazione è soddisfatta di se stessa, i cittadini meritano qualcosa di più: trasparenza, risposte puntuali, tempi certi e scelte motivate.
Si dice che il corpo sia lo specchio dell’anima. Se è vero, allora lo stato attuale di Sinnai – segnato da incuria, improvvisazione e mancanza di visione – non è soltanto un problema estetico o funzionale. È il riflesso fedele di una politica che da anni vive alla giornata, senza un progetto reale, senza uno sguardo autentico rivolto al futuro. Racconta anni di gestione miope, scelte rinviate, problemi ignorati.
Strade dissestate, marciapiedi abbandonati, servizi che arrancano, spazi pubblici dimenticati e cemento, tanto, tantissimo cemento: non sono semplici segni del tempo. Sono i sintomi evidenti di una gestione che ha smesso di prendersi cura del paese come si fa con qualcosa di prezioso.
E Sinnai, con le sue frazioni, il suo mare, la sua montagna, la sua pineta e le sue tradizioni, è preziosa. Lo è per chi ci vive, per chi ci è nato, per chi la ama e ne conosce i luoghi più autentici. Ma lo è anche per chi la osserva da fuori e ne percepisce il potenziale inespresso.